Palazzo Comunale

Il Palazzo Comunale di Modena è costituito da un aggregato seicentesco di una serie di edifici sorti con funzioni diverse in epoca medioevale.
Impostazioni
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Informazioni
Controlla le date e gli orari disponibili per l'ingresso alle sale storiche del Palazzo Comunale
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info@visitmodena.it
Modena
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Categorizzazione
ARTE E CULTURA
Layout
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Le scene in chiaroscuro rappresentanti episodi miracolosi della vita del patrono San Geminiano vennero ridipinte da Francesco Vellani (1689 - 1768) nel corso di un intervento attuato nel 1766. Il bel dipinto raffigurante il patrono inginocchiato che addita alla Madonna del Rosario la citt\u00e0 di Modena \u00e8 opera di Ludovico Lana (1597 - 1646) realizzata come stendardo processionale al termine della terribile peste del 1630. Altre due tele si trovano nella sala: San Francesco e l'Angelo di Ercole dell'Abate e San Giovanni Battista e un Angelo di Bartolomeo Schedoni. Cinquecenteschi sono gli scranni dei Conservatori in legno intagliato, scanditi da lesene verticali e specchiature coronate da una trabeazione e metope e triglifi. Essi furono realizzati per la vicina Sala del Fuoco alla met\u00e0 del Cinquecento e qui trasferiti nel Seicento. 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Bruto fa sgozzare i buoi sulla piazza per procurare cibo agli assediati; la battaglia fra gli eserciti di Antonio e Ottaviano. Nella parete di fronte: l'incontro dei Triumviri Marcantonio, Lepido e Ottaviano in un'isola del fiume Lavino; a destra Decimo Bruto e Ottaviano sulle due opposte rive del fiume Lavino presso Modena. Sopra al camino \u00e8 raffigurato Ercole che squarcia la bocca del leone Nemeo. Il bel soffitto ligneo a cassettoni fu eseguito da Giacomo Cavazza e dipinto da Ludovico Brancolini e Alberto Fontana. Nel riquadro centrale compare lo stemma del Comune. Corre attorno alle pareti, appena sotto il soffitto, un fregio in cui si alternano triglifi e metope decorate con motivi ispirati all'antichit\u00e0 romana ", "type": "unstyled"}], "entityMap": {}}}, "837941e8-ee95-4b4e-8339-d3a6a8721946": {"@type": "text", "text": {"blocks": [{"data": {}, "depth": 0, "entityRanges": [], "inlineStyleRanges": [{"length": 123, "offset": 215, "style": "BOLD"}], "key": "6fe9n", "text": "Ritornando in piazza, vicino al palazzo comunale, si trova poi un curioso monumento: una grossa pietra squadrata di marmo, probabilmente di lavorazione romana, qui collocata nel periodo della costruzione del Duomo. Il suo nome, \u201cpreda ringadora\u201d, deriva dal fatto che qui, in passato, si arringava liberamente, come su un palco, al popolo. Ma era anche il luogo delle esecuzioni pubbliche e delle punizioni: per evitare la prigione, infatti, nei giorni di mercato, i debitori insolventi dovevano correre intorno alla piazza per tre volte, con la testa rasata, e, ogni giro, saltare a sedere senza pantaloni sulla pietra coperta di trementina. ", "type": "unstyled"}], "entityMap": {}}}, "8f731491-c1da-43c6-9d49-0c60c7410cdb": {"@type": "text", "text": {"blocks": [{"data": {}, "depth": 0, "entityRanges": [], "inlineStyleRanges": [], "key": "euv4a", "text": "I Biglietti Unici hanno validit\u00e0 illimitata, pertanto \u00e8 possibile utilizzarli in pi\u00f9 momenti; ad ogni sito visitato verr\u00e0 annullata la sola parte di biglietto relativa.\nIn vendita presso: Uffici Iat di Piazza Grande, Torre Ghirlandina, Musei del Duomo, Sale Storiche di Palazzo Comunale (solo la domenica pomeriggio). 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Realizzato rispettando il modulo originario adottato da Raffaele Rinaldi, detto il Menia nel progetto seicentesco, fu compiuto a piu' riprese e completato nel 1825 con l'aggiunta di tre arcatelle alle cinque gi\u00e0 esistenti sul lato destro.", "type": "unstyled"}], "entityMap": {}}}, "b7c3faad-93c9-498e-8088-c5a4cd961dad": {"@type": "text", "text": {"blocks": [{"data": {}, "depth": 0, "entityRanges": [], "inlineStyleRanges": [{"length": 18, "offset": 49, "style": "BOLD"}], "key": "4me5l", "text": "Dalla Sala del Vecchio Consiglio si raggiunge la Sala degli Arazzi\nLe pareti sono adornate da dipinti su tela settecenteschi a guisa di arazzi, opera di Girolamo Vannulli, mentre le cornici con volute e rami fioriti furono eseguite da Francesco Vaccari. I dipinti imitano con ottima approssimazione le tappezzerie ad arazzo in voga in Francia nel 700 e raffigurano episodi della Pace di Costanza (1183) che pose fine alla contesa tra i Comuni dell'Italia Settentrionale e Federico Barbarossa. Nella volta una grande medaglia contiene la raffigurazione della Carit\u00e0 che allatta entro una ricca quadratura prospettica a finti stucchi di Francesco Vaccari, mentre tra le finestre compare l'allegoria dell'Abbondanza. 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La vicenda \u00e8 narrata nel poema eroicomico \"La secchia rapita\" di Alessandro Tassoni.", "type": "unstyled"}], "entityMap": {}}}}
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